venerdì 18 marzo 2016

Il museo dell'innocenza


Il museo dell’innocenza, Orhan Pamuk

“Se un uomo sognasse di trovarsi in paradiso e gli venisse dato un fiore come prova che la sua anima è stata lì, e al suo risveglio avesse quel fiore in mano, cosa accadrebbe?

Questi oggetti, che rendono perfetta una donna, suscitarono in me una solitudine atroce e disperata, la sensazione e il desiderio di appartenerle”.

Questo romanzo è il mio secondo Pamuk, mi è piaciuto molto dalla prima all’ultima pagina.
Ho amato la storia d’amore nella sua meravigliosa follia, i dialoghi, il ritmo narrativo, Istanbul che fa da sfondo alle vicende di cuore dei protagonisti, i tramonti sul Bosforo, le riflessioni personali di Kemal, il suo disarmante dolore. A dire la verità questo libro non mi  sembrava nemmeno scritto dallo stesso autore di “la  stranezza che ho nella testa”, quella lentezza monotona, a tratti insopportabile, che mi aveva accompagnata  per metà lettura, qui non c’è, l’ho divorato con viva curiosità dall’inizio alla fine. 
Il racconto di una incredibile e appassionante storia d’amore, ma anche di una forte sofferenza che diventa intima, fisica, lacerante, una vera e propria malattia del corpo e dell’anima, che a volte sfiora l’assurdo e il ridicolo, che sprofonda ed eleva, umilia e salva, distrugge e rigenera, che rende liberi o schiavi, felici o disperati.
Pagina dopo pagina si svelano  le piccole grandi  ossessioni del protagonista che strappano più di  un sorriso, i suoi autoinganni, le ultime volte che non saranno mai ultime volte, gli incerti propositi, il suo tenerissimo e un po’ maniacale bisogno di collezionare gli oggetti appartenuti  all’amata per toccarli, baciarli, viverli, oggetti che rappresentano l’unico antidoto efficace contro l’insopportabile assenza, la sola  possibilità di sopravvivere  a una sofferenza lancinante.
Un’intera esistenza  votata esclusivamente all’amore con totale dedizione.
Kemal  un giovane uomo di trent’ anni, rampollo di una ricca famiglia di industriali, entra per caso in un negozio per acquistare una borsa alla  fidanzata Sibel, una donna elegante, colta, moderna.
Qui accade l’impensabile, rimane semplicemente folgorato da Fusun, giovane commessa diciottenne, di origini modeste, lontana parente, bellissima. Sembra quasi di vederla “con un gesto si tolse la scarpa sinistra, gialla, con il tacco alto, mise il piede nudo-aveva le unghie accuratamente smaltate di rosso-sul pavimento della vetrina e si allungò verso il manichino. Le guardai prima la scarpa vuota, poi le gambe lunghe e bellissime.” Sarà l’inizio di una tormentata storia d’amore, sussurrata nella penombra di una stanza, intensa e impossibile. E quando il dolore per la perdita dell’amata  diventa insopportabile, eccola rivivere di nuovo nella mente e nel cuore di Kemal  negli oggetti che le erano appartenuti. Kemal si chiude in se stesso, si allontana  a poco a poco da tutti, amici, vita mondana, diventa schiavo di una passione  che lo porta a venerare come un pazzo, un adorabile pazzo, un mozzicone di sigaretta, un righello, un orecchino spaiato, una bottiglietta di gassosa. Si resta perplessi di fronte a questo amore ossessione così tenace, forte, inguaribile e folle che lotta contro tutto e tutti, perfino il tempo, che non può essere messo in un angolo e dimenticato perché cambia, travolge e sconvolge la  mente  e l’ esistenza stessa del protagonista, che cercherà di rivivere per tutta la vita  quel perfetto, sublime istante di  pura felicità.

  Il museo dell'innocenza esiste davvero e può essere visitato, “il Museo dell’Innocenza sarà sempre aperto per gli innamorati che non trovano un posto a Istanbul dove baciarsi.”

“Era l’istante più felice della mia vita, e non me ne rendevo conto. Se l’avessi capito, se allora l’avessi capito, avrei forse potuto preservare quell’attimo e le cose sarebbero andate diversamente? Sì, se avessi intuito che quello era l’istante più felice della mia vita non mi sarei lasciato sfuggire una felicità così grande per nulla al mondo.”

“Se doniamo ciò che di più prezioso abbiamo a qualcuno che amiamo profondamente, senza aspettarci nulla in cambio, solo allora il mondo diventa meraviglioso. Per questo piangevamo, signorina”.

“A volte venivo sopraffatto dalla sensazione che la vita fosse proprio lì, tutta lì, solo lì, da nessun’altra parte che lì.”

“Poi mi sorrise vittorioso. Tutti devono saperlo: ho avuto una vita felice.”
 
 




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