“Libellula, bella libellula, dai a lui le tue ali”.
Tra chiarore e oscurità, luce e ombra, parole sussurrate che diventano quasi una nenia, mentre la neve imbianca la città e il mondo dei vivi si confonde con quello dei morti.
Antonio e Rosa. Un vecchio pazzo che vive per strada tra
cartoni e stracci, che ha dimenticato chi era, non sa più parlare né sorridere, un
colombo messaggero come unico amico.
Una ragazza bellissima dagli occhi neri, che un giorno
inspiegabilmente lo porta a casa con sé,
lo lava, se ne prende cura, lo ama. Trovarsi e riconoscersi, l'amore è tutto qui. Un amore salvifico, calore puro nel freddo di una città indifferente, un amore
fatto di sguardi mani intrecciate tenerezza, abbracci, sofferenza, lontananza, repentino
abbandono, che torna sui propri passi e trascende la morte e le brutture del mondo,
un amore potentissimo oltre il quale non c’è nient’altro.
Una fiaba struggente che con un linguaggio semplice riesce a descrivere dettagliatamente l’indescrivibile, anche quello che spesso scegliamo di non vedere e affronta tematiche importanti, la solitudine, l’abbandono, il rifiuto, la vita degli invisibili, l’amore e la meraviglia che possono salvarci, contro ogni logica. Il vecchio pazzo e la ragazza bellissima, lo scrittore e la sua amata creatura, legati indissolubilmente in un limbo dove l’impossibile diventa possibile, dove soltanto l’incanto della parola creata che diventa viva e scalda, riuscirà a salvarci dalla morte e dall’orrore del mondo.
Una fiaba struggente che con un linguaggio semplice riesce a descrivere dettagliatamente l’indescrivibile, anche quello che spesso scegliamo di non vedere e affronta tematiche importanti, la solitudine, l’abbandono, il rifiuto, la vita degli invisibili, l’amore e la meraviglia che possono salvarci, contro ogni logica. Il vecchio pazzo e la ragazza bellissima, lo scrittore e la sua amata creatura, legati indissolubilmente in un limbo dove l’impossibile diventa possibile, dove soltanto l’incanto della parola creata che diventa viva e scalda, riuscirà a salvarci dalla morte e dall’orrore del mondo.
Se avessero alzato gli occhi al di sopra della città e delle
case e dei palazzi e dei tetti, avrebbero visto anche la forma di un colombo
che stava volando sopra di loro, con la sua ala ferita, con il suo volo sghembo,
nel cielo.”
“Io me ne stavo là da solo, al freddo, per strada…Perché mi
hai cercato?”
“Io ho indovinato chi sei, ti ho riconosciuto…”
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