Sylvia Penton esce dal letargo, Jane O' Connor
"Ai ricci di tutto il mondo"
Il riccio è un buffo e tenero animaletto notturno, è raro che si veda di giorno, se accade è perché è ferito o malato.
Sembra fragile e indifeso ma è ricoperto da aculei, che possono arrivare a settecento, la sua strenua, ingenua difesa dal mondo.
Se è spaventato si chiude a palla, a riccio appunto, ma questo modo di fare non lo protegge dalle automobili che sfrecciano veloci sulla strada.
Mangia lumache e lombrichi e d'inverno va in letargo nel suo nido di foglie. Più che un lungo sonno, una sorta di torpore.
Se viene svegliato troppo presto può morire, stessa cosa se non ha mangiato a sufficienza nei mesi precedenti.
Si iberna da solo ma può anche condividere la tana con un compagno/a.
Si sveglia in primavera per nutrirsi e fidanzarsi.
I piccoli ricci nascono ciechi e dopo pochi giorni sanno già appallottolarsi, protetti dagli aculei.
Sono animaletti solitari. Nel sedicesimo secolo si pensava fossero streghe mascherate e dispettose che di notte bevevano il latte delle mucche, facendo infuriare gli allevatori. In realtà sono animaletti innocui e semplici, meritevoli di amore, non tutti hanno le pulci.
Leggendo questo fantastico libro ho imparato tutte queste cose sui ricci, un animaletto a me affine.
No, non ho le pulci, ma aculei pungenti, e se ho paura o qualcuno mi delude-ferisce mi chiudo in me stessa ed è praticamente impossibile stanarmi. Pungo insomma, in inverno vado in letargo, riemergo di solito in primavera.
Un acquisto libresco impulsivo e al buio, nel senso che non conoscevo minimamente questo libro, promettente esordio della scrittrice, ma il riccio disegnato sulla copertina e la parola letargo nel titolo mi hanno folgorato, quindi l'ho portato a casa d'istinto.
No, questo libro non c'entra nulla con l'eleganza metaforica del riccio, qui ci sono ricci veri e propri, buffi, indifesi e simpatici.
Una scrittura vivace, scorrevole, ironica, divertente, che fa sorridere e riflettere, che mi tenuta incollata alle pagine per due giorni, un libro originale che mi è piaciuto molto.
Chi è Sylvia Penton?
Potrebbe essere la zietta più anziana di Eleanor Oliphant, stessa solitudine opprimente, a tratti insopportabile, quel monologo incessante con i propri pensieri ingannevoli a volte, stesse fantasie amorose irrealizzabili e impossibili.
Sylvia ha 52 anni, una famiglia che odia e ama, una sorella esuberante, una nipote che un po' trascura, un cognato antipatico e scortese e un lavoro all'università come assistente personale di Prof.
Prof è un uomo colto, intelligente, affascinate, il suo amore segreto ma non troppo, il suo sogno irrinunciabile.
Sylvia lo ammira, lo aiuta quotidianamente nel suo lavoro, è innamorata di lui e vuole proteggerlo a tutti i costi.
Nel tempo libero e per rendersi più simpatica di quella che è, fa la volontaria presso un rifugio per ricci abbandonati gestito dal signor Jonas, un uomo buono, taciturno e saggio, che cerca di tenere così in vita il ricordo della moglie scomparsa.
Ma quando sulla scena compare la sinuosa e biondissima Lola, giovane dottoranda promettente, Sylvia dovrà lottare strenuamente per difendere i suoi sogni e il suo amore.
Tra ricci indifesi, un oscuro segreto sepolto nel passato, accademici affascinanti, strambe amiche e un motociclista distratto, Sylvia dovrà svegliarsi dal letargo in cui si è rifugiata per anni e aprire gli occhi, affrontando finalmente la vita vera, reale, la sua vita, fatta di feroce solitudine e cocenti delusioni, rimpianti ed errori forse imperdonabili, ma anche di piccole, essenziali, vitali, inaspettate gioie, come un riccio timido e un po' stralunato che appena uscito da letargo si gode il tepore del sole primaverile e il meraviglioso risveglio della natura.
Sembra fragile e indifeso ma è ricoperto da aculei, che possono arrivare a settecento, la sua strenua, ingenua difesa dal mondo.
Se è spaventato si chiude a palla, a riccio appunto, ma questo modo di fare non lo protegge dalle automobili che sfrecciano veloci sulla strada.
Mangia lumache e lombrichi e d'inverno va in letargo nel suo nido di foglie. Più che un lungo sonno, una sorta di torpore.
Se viene svegliato troppo presto può morire, stessa cosa se non ha mangiato a sufficienza nei mesi precedenti.
Si iberna da solo ma può anche condividere la tana con un compagno/a.
Si sveglia in primavera per nutrirsi e fidanzarsi.
I piccoli ricci nascono ciechi e dopo pochi giorni sanno già appallottolarsi, protetti dagli aculei.
Sono animaletti solitari. Nel sedicesimo secolo si pensava fossero streghe mascherate e dispettose che di notte bevevano il latte delle mucche, facendo infuriare gli allevatori. In realtà sono animaletti innocui e semplici, meritevoli di amore, non tutti hanno le pulci.
Leggendo questo fantastico libro ho imparato tutte queste cose sui ricci, un animaletto a me affine.
No, non ho le pulci, ma aculei pungenti, e se ho paura o qualcuno mi delude-ferisce mi chiudo in me stessa ed è praticamente impossibile stanarmi. Pungo insomma, in inverno vado in letargo, riemergo di solito in primavera.
Un acquisto libresco impulsivo e al buio, nel senso che non conoscevo minimamente questo libro, promettente esordio della scrittrice, ma il riccio disegnato sulla copertina e la parola letargo nel titolo mi hanno folgorato, quindi l'ho portato a casa d'istinto.
No, questo libro non c'entra nulla con l'eleganza metaforica del riccio, qui ci sono ricci veri e propri, buffi, indifesi e simpatici.
Una scrittura vivace, scorrevole, ironica, divertente, che fa sorridere e riflettere, che mi tenuta incollata alle pagine per due giorni, un libro originale che mi è piaciuto molto.
Chi è Sylvia Penton?
Potrebbe essere la zietta più anziana di Eleanor Oliphant, stessa solitudine opprimente, a tratti insopportabile, quel monologo incessante con i propri pensieri ingannevoli a volte, stesse fantasie amorose irrealizzabili e impossibili.
Sylvia ha 52 anni, una famiglia che odia e ama, una sorella esuberante, una nipote che un po' trascura, un cognato antipatico e scortese e un lavoro all'università come assistente personale di Prof.
Prof è un uomo colto, intelligente, affascinate, il suo amore segreto ma non troppo, il suo sogno irrinunciabile.
Sylvia lo ammira, lo aiuta quotidianamente nel suo lavoro, è innamorata di lui e vuole proteggerlo a tutti i costi.
Nel tempo libero e per rendersi più simpatica di quella che è, fa la volontaria presso un rifugio per ricci abbandonati gestito dal signor Jonas, un uomo buono, taciturno e saggio, che cerca di tenere così in vita il ricordo della moglie scomparsa.
Ma quando sulla scena compare la sinuosa e biondissima Lola, giovane dottoranda promettente, Sylvia dovrà lottare strenuamente per difendere i suoi sogni e il suo amore.
Tra ricci indifesi, un oscuro segreto sepolto nel passato, accademici affascinanti, strambe amiche e un motociclista distratto, Sylvia dovrà svegliarsi dal letargo in cui si è rifugiata per anni e aprire gli occhi, affrontando finalmente la vita vera, reale, la sua vita, fatta di feroce solitudine e cocenti delusioni, rimpianti ed errori forse imperdonabili, ma anche di piccole, essenziali, vitali, inaspettate gioie, come un riccio timido e un po' stralunato che appena uscito da letargo si gode il tepore del sole primaverile e il meraviglioso risveglio della natura.
***
"Il vecchio Jonas, che gestisce il rifugio, è un uomo triste, che mantiene vivo il ricordo della moglie portando avanti questo posto, che lei amava. Un cardigan in forma di umano, è la migliore descrizione che possa fare di lui, tutto lanuginoso, con le tasche piene di fazzoletti e di caramelle toffee. Tiene i pantaloni pinzati con dei fermapantaloni da bicicletta, per ragioni che sfuggono alla mia comprensione, e nelle giornate più fredde si cala un berretto di lana marrone sulle orecchie. Ha una testa di riccioli grigi, e la barba dello stesso colore, occhiali dalla montatura vecchia e grossa, tenuti insieme con il nastro adesivo trasparente, e la corporatura rotonda di un uomo a cui piacciono un po' troppo i dolci.
Odore di terra, di animali e di tè, ed è la persona più innocua che ci si possa augurare di incontrare."
"Il vecchio Jonas, che gestisce il rifugio, è un uomo triste, che mantiene vivo il ricordo della moglie portando avanti questo posto, che lei amava. Un cardigan in forma di umano, è la migliore descrizione che possa fare di lui, tutto lanuginoso, con le tasche piene di fazzoletti e di caramelle toffee. Tiene i pantaloni pinzati con dei fermapantaloni da bicicletta, per ragioni che sfuggono alla mia comprensione, e nelle giornate più fredde si cala un berretto di lana marrone sulle orecchie. Ha una testa di riccioli grigi, e la barba dello stesso colore, occhiali dalla montatura vecchia e grossa, tenuti insieme con il nastro adesivo trasparente, e la corporatura rotonda di un uomo a cui piacciono un po' troppo i dolci.
Odore di terra, di animali e di tè, ed è la persona più innocua che ci si possa augurare di incontrare."
"Bisogna prendere la felicità dove si può, in questa vita.
Finisce troppo in fretta, e la morte dura a lungo."
Finisce troppo in fretta, e la morte dura a lungo."
"Bel branco di strambi siamo, eh, Sylvia?" ha detto, afferrando il giocattolo e provando a strapparlo dalle fauci del cane.
"Tu, io... e anche gli animali: Igor, i ricci e persino Jack e Jill. Tutti perduti e annichiliti ciascuno a suo modo, sbattuti insieme in questo angolino di Londra, dove ci aggrappiamo alla vita con le unghie e con i denti."
"E ci prendiamo cura l'uno dell'altro" ho aggiunto io, e ci siamo scambiati un sorriso d'intesa di fronte a quella situazione tanto ridicola e triste, perché sappiamo tutti e due che Hartland Road è un rifugio tanto per noi, quanto per i ricci.
"Tu, io... e anche gli animali: Igor, i ricci e persino Jack e Jill. Tutti perduti e annichiliti ciascuno a suo modo, sbattuti insieme in questo angolino di Londra, dove ci aggrappiamo alla vita con le unghie e con i denti."
"E ci prendiamo cura l'uno dell'altro" ho aggiunto io, e ci siamo scambiati un sorriso d'intesa di fronte a quella situazione tanto ridicola e triste, perché sappiamo tutti e due che Hartland Road è un rifugio tanto per noi, quanto per i ricci.
"Forse non sono stati capiti, in passato, ma la verità è che sono creature preziose e innocue (tranne per le lumache).
Il solo fatto che non sia semplice accarezzarli e che conducano un'esistenza quasi segreta non significa che non valga la pena di amarli. Si comportano da ricci, semplicemente. E non hanno le pulci; non tutti."
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