Joyland, Stephen King
"Tutti a bordo! Vi spedirò su, dove il cielo è pulito e il panorama garantito."
Il muro del Tuono, la Ruota del Sud con vista mozzafiato sull'oceano cobalto e sulle verdeggianti pianure della Carolina del Nord, sembra quasi di volare lassù in alto, le Tazze Ballerine, i Bolidi Infernali, il Castello del Brivido sono alcune delle spettacolari attrazioni che popolano Joyland, la terra della gioia e della spensieratezza per adulti e bambini.
Un luna park immenso, un posto da favola, chioschi di golosi hot dog, popcorn e zucchero filato, il Tirassegno di Buffalo Bill, le canzoncine allegre sparate a tutto volume dagli altoparlanti, Madame Fortuna e la sua sfera magica, le Sirene di Hollywood con i loro seducenti vestitini verdi, la Borgata Incantata, il regno dei più piccini, il simpatico Howie, la mascotte del parco, un gigantesco cane dagli occhioni blu e molto altro ancora.
Joyland è il paradiso del divertimento, una fantastica opportunità, un lavoro da sogno per il ventunenne Devin Jones, studente universitario squattrinato con il cuore spezzato, la musica dei Pink Floyd e Jim Morrison a fargli compagnia nelle lunghe, interminabili notti insonni e sporadiche idee suicide.
L'estate del 1973 sarà indimenticabile per il giovane Devin.
Un stanza che si affaccia sull'oceano spumeggiante, una spiaggia sconfinata da percorrere quotidianamente, l'estate delle prime volte.
Un lavoro per essere indipendenti, la prima delusione sentimentale, nuovi amici, una donna affascinante e un bambino fragile dagli strani poteri, un aquilone che vola alto nel cielo, un oscuro e terribile mistero da svelare nascosto nel tunnel del terrore, un fantasma azzurro in cerca di pace, mentre l'ombra di un crimine efferato incombe minacciosa.
Una lettura rapida, scorrevole, che cerca di riprodurre il gergo "la parlata" del parco, non il miglior romanzo di King a mio avviso, più che un horror il racconto di una lunga estate, del passaggio dall'adolescenza all'età adulta di un coraggioso ragazzo alle prese con problemi di cuore e un'indagine oscura.
Un libro dove non mancano tiepidi colpi di scena, dove il thriller si tinge di giallo, ma i brividi di puro terrore a cui ci ha abituato il Re sono lontani anni luce da questo mediocre romanzo che non sembra nemmeno scritto da lui.
Una lettura di cui si può tranquillamente fare a meno.
Un luna park immenso, un posto da favola, chioschi di golosi hot dog, popcorn e zucchero filato, il Tirassegno di Buffalo Bill, le canzoncine allegre sparate a tutto volume dagli altoparlanti, Madame Fortuna e la sua sfera magica, le Sirene di Hollywood con i loro seducenti vestitini verdi, la Borgata Incantata, il regno dei più piccini, il simpatico Howie, la mascotte del parco, un gigantesco cane dagli occhioni blu e molto altro ancora.
Joyland è il paradiso del divertimento, una fantastica opportunità, un lavoro da sogno per il ventunenne Devin Jones, studente universitario squattrinato con il cuore spezzato, la musica dei Pink Floyd e Jim Morrison a fargli compagnia nelle lunghe, interminabili notti insonni e sporadiche idee suicide.
L'estate del 1973 sarà indimenticabile per il giovane Devin.
Un stanza che si affaccia sull'oceano spumeggiante, una spiaggia sconfinata da percorrere quotidianamente, l'estate delle prime volte.
Un lavoro per essere indipendenti, la prima delusione sentimentale, nuovi amici, una donna affascinante e un bambino fragile dagli strani poteri, un aquilone che vola alto nel cielo, un oscuro e terribile mistero da svelare nascosto nel tunnel del terrore, un fantasma azzurro in cerca di pace, mentre l'ombra di un crimine efferato incombe minacciosa.
Una lettura rapida, scorrevole, che cerca di riprodurre il gergo "la parlata" del parco, non il miglior romanzo di King a mio avviso, più che un horror il racconto di una lunga estate, del passaggio dall'adolescenza all'età adulta di un coraggioso ragazzo alle prese con problemi di cuore e un'indagine oscura.
Un libro dove non mancano tiepidi colpi di scena, dove il thriller si tinge di giallo, ma i brividi di puro terrore a cui ci ha abituato il Re sono lontani anni luce da questo mediocre romanzo che non sembra nemmeno scritto da lui.
Una lettura di cui si può tranquillamente fare a meno.
***
"Il 1973 era l'anno della crisi energetica, quando Richard Nixon dichiarò che non era un imbroglione e quando morirono Edward G. Robinson e Noel Coward. L'anno perduto di Devin Jones. Ero un verginello di ventun anni con aspirazioni letterarie. Avevo tre paia di blue jeans, quattro di boxer, un rottame di Ford (con una buona radio), sporadiche idee suicide e un cuore spezzato.
Che dolce, eh?"
"Il 1973 era l'anno della crisi energetica, quando Richard Nixon dichiarò che non era un imbroglione e quando morirono Edward G. Robinson e Noel Coward. L'anno perduto di Devin Jones. Ero un verginello di ventun anni con aspirazioni letterarie. Avevo tre paia di blue jeans, quattro di boxer, un rottame di Ford (con una buona radio), sporadiche idee suicide e un cuore spezzato.
Che dolce, eh?"
"Da ventunenne, la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla."
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