Chesil Beach, Ian McEwan
La brezza leggera soffia dal mare diffondendo nell'aria un profumo salmastro, le onde si infrangono dolcemente sulla riva e tra i ciottoli levigati che affollano la spiaggia di Chesil Beach nella contea del Dorset.
In questo scenario romantico, in un tranquillo albergo di stampo vittoriano, in una tiepida serata estiva di luglio, due sposini stanno trascorrendo la loro luna di miele, cenano nella stanza affacciata sul mare, in attesa trepidante della loro prima notte di nozze.
Florence ed Edward sono giovani, ventidue anni appena, entrambi vergini, freschi di studi e innamorati, si tengono la mano sussurrandosi reciprocamente tenere frasi d'amore.
Lei è una talentuosa violinista, la musica è la sua passione più grande, lui neolaureato in storia sogna di scrivere libri su personaggi storici poco noti.
Sono entrambi timidi, insicuri, goffi, spaventati da quello che sta per accadere.
Edward teme la propria irruenza, quel desiderio represso per mesi in paziente attesa di un rapido contatto fugace, Florence è terrorizzata, prova un senso di nausea, un malcelato disgusto fisico, si sente colpevole e piena di vergogna.
Vorrebbe parlare di questo con suo marito ma come affrontare un simile discorso?
Come tradurre a parole sensazioni inspiegabili che nemmeno lei riesce a comprendere razionalmente?
I minuti passano lentamente, ciascuno serba nel cuore i propri oscuri pensieri, fingendo che vada tutto bene. Attraverso numerosi flashback disseminati nel corso della narrazione, lo scrittore ci mostra il loro primo incontro avvenuto in modo del tutto casuale, la nascita del sentimento amoroso, i momenti di tenera felicità, il loro universo familiare.
Florence proviene da una famiglia colta e agiata, abita in una casa elegante, sobria, ordinata, una madre intellettuale, nervosa e anaffettiva, un padre uomo d'affari, che le fa scoprire il mondo. La famiglia di Edward è al contrario modesta, disordinata e caotica, la madre è mentalmente fragile e il padre deve farsi carico della routine domestica quotidiana.
In questo breve romanzo attraverso una scrittura limpida e descrittiva lo scrittore indaga la psicologia complessa dei suoi personaggi, ci fa entrare in punta di piedi nella loro stanza da letto senza alcun voyeurismo. Eccoli sull'enorme letto a baldacchino, con la candida coperta ben tesa, impacciati, goffi, imbarazzati, chiusi in un silenzio raggelante.
Il tempo sembra essersi cristallizzato in un eterno immobile presente, in gesti incerti, inceppati come una cerniera azzurra.
Florence casta e pudica, Edward inesperto e insicuro, entrambi vittime di una educazione repressiva, inesperienza e feroce timidezza, eppure nel passato di Florence aleggia qualcosa di indicibile e oscuro, appena accennato tra le righe che forse spiegherebbe il suo totale rifiuto fisico e psicologico dell'atto sessuale.
Siamo nei primi anni sessanta, non ancora soffia il vento ribelle della rivoluzione culturale e sessuale che sarebbe avvenuta di lì a poco, i protagonisti di questo romanzo sono chiusi nelle proprie paure, tra loro vi è una profonda e nociva incomunicabilità, un muro di silenzio impenetrabile.
Alla fine accade qualcosa... Sulla spiaggia accarezzata da placide onde i due sfogheranno finalmente i loro pensieri più autentici, liberi sfrontati rabbiosi, privi delle loro maschere educate e riservate, capiranno che a volte l'amore non basta.
Poi il tempo farà il suo corso, le onde continueranno a levigare i ciottoli sfavillanti nella debole luce del sole morente, rimarrà soltanto la nostalgica malinconia di quello che poteva essere e non è stato tra la ragazza con il nastro tra i capelli e un fiore di tarassaco all'occhiello e il timido studioso di storia, due ragazzi pieni di sogni e speranze, così ingenui, puri, indifesi, terribilmente giovani.
In questo scenario romantico, in un tranquillo albergo di stampo vittoriano, in una tiepida serata estiva di luglio, due sposini stanno trascorrendo la loro luna di miele, cenano nella stanza affacciata sul mare, in attesa trepidante della loro prima notte di nozze.
Florence ed Edward sono giovani, ventidue anni appena, entrambi vergini, freschi di studi e innamorati, si tengono la mano sussurrandosi reciprocamente tenere frasi d'amore.
Lei è una talentuosa violinista, la musica è la sua passione più grande, lui neolaureato in storia sogna di scrivere libri su personaggi storici poco noti.
Sono entrambi timidi, insicuri, goffi, spaventati da quello che sta per accadere.
Edward teme la propria irruenza, quel desiderio represso per mesi in paziente attesa di un rapido contatto fugace, Florence è terrorizzata, prova un senso di nausea, un malcelato disgusto fisico, si sente colpevole e piena di vergogna.
Vorrebbe parlare di questo con suo marito ma come affrontare un simile discorso?
Come tradurre a parole sensazioni inspiegabili che nemmeno lei riesce a comprendere razionalmente?
I minuti passano lentamente, ciascuno serba nel cuore i propri oscuri pensieri, fingendo che vada tutto bene. Attraverso numerosi flashback disseminati nel corso della narrazione, lo scrittore ci mostra il loro primo incontro avvenuto in modo del tutto casuale, la nascita del sentimento amoroso, i momenti di tenera felicità, il loro universo familiare.
Florence proviene da una famiglia colta e agiata, abita in una casa elegante, sobria, ordinata, una madre intellettuale, nervosa e anaffettiva, un padre uomo d'affari, che le fa scoprire il mondo. La famiglia di Edward è al contrario modesta, disordinata e caotica, la madre è mentalmente fragile e il padre deve farsi carico della routine domestica quotidiana.
In questo breve romanzo attraverso una scrittura limpida e descrittiva lo scrittore indaga la psicologia complessa dei suoi personaggi, ci fa entrare in punta di piedi nella loro stanza da letto senza alcun voyeurismo. Eccoli sull'enorme letto a baldacchino, con la candida coperta ben tesa, impacciati, goffi, imbarazzati, chiusi in un silenzio raggelante.
Il tempo sembra essersi cristallizzato in un eterno immobile presente, in gesti incerti, inceppati come una cerniera azzurra.
Florence casta e pudica, Edward inesperto e insicuro, entrambi vittime di una educazione repressiva, inesperienza e feroce timidezza, eppure nel passato di Florence aleggia qualcosa di indicibile e oscuro, appena accennato tra le righe che forse spiegherebbe il suo totale rifiuto fisico e psicologico dell'atto sessuale.
Siamo nei primi anni sessanta, non ancora soffia il vento ribelle della rivoluzione culturale e sessuale che sarebbe avvenuta di lì a poco, i protagonisti di questo romanzo sono chiusi nelle proprie paure, tra loro vi è una profonda e nociva incomunicabilità, un muro di silenzio impenetrabile.
Alla fine accade qualcosa... Sulla spiaggia accarezzata da placide onde i due sfogheranno finalmente i loro pensieri più autentici, liberi sfrontati rabbiosi, privi delle loro maschere educate e riservate, capiranno che a volte l'amore non basta.
Poi il tempo farà il suo corso, le onde continueranno a levigare i ciottoli sfavillanti nella debole luce del sole morente, rimarrà soltanto la nostalgica malinconia di quello che poteva essere e non è stato tra la ragazza con il nastro tra i capelli e un fiore di tarassaco all'occhiello e il timido studioso di storia, due ragazzi pieni di sogni e speranze, così ingenui, puri, indifesi, terribilmente giovani.
"La sua voglia straziante cresceva ai limiti del tollerabile, e Edward era spaventato dalla propria furia impaziente e dalle parole o azioni rabbiose che avrebbe potuto produrre, mettendo fine all'intera serata. L'amava, certo, ma avrebbe voluto scuoterla forte, svegliarla a schiaffi e stanarla da quella rigida compostezza da musicista, dalle sue buone maniere da brava ragazza di North Oxford, e mostrarle l'assoluta semplicità della cosa: che avevano a disposizione sconfinati orizzonti di libertà sessuale; e bastava saperla cogliere, perfino con la benedizione della Chiesa. Con il mio corpo ti onoro. Una libertà oscena, gioiosa, nuda, che nella sua fantasia si ergeva come un'immensa cattedrale spaziosa, magari in rovina, magari scoperchiata, spalancata verso la volta del cielo, nella quale lui e lei sarebbero ascesi in assenza di peso verso un poderoso abbraccio per perdersi, per annegare in ondate di purissima estasi dimentiche di tutto. Era talmente semplice! Come mai non vi si trovavano già, e invece stavano ancora seduti lì, intrappolati da tutte le cose che non sapevano dire, o che non osavano fare?"
"Ecco come il corso di tutta una vita può dipendere...dal non fare qualcosa."
Colonna sonora: Quintetto in re maggiore (k 593) Mozart
Nessun commento:
Posta un commento