giovedì 16 febbraio 2017

Molto forte, incredibilmente vicino

Molto forte, incredibilmente vicino (Foer)

"Quella sera mi sono sentito incredibilmente vicino a ogni cosa nell'universo, ma anche straordinariamente solo. Per la prima volta in vita mia mi sono chiesto se la vita valeva tutta la fatica che serve per vivere. Perché, esattamente, valeva la pena di vivere?"

Fotografie in bianco e nero, una serratura misteriosa, uccelli che volano liberi, una casa grigia con le finestre illuminate.
Questo libro è una sinestesia di parole, colori, foto, impressioni, suoni, silenzi, è innovativo e creativo dal punto di vista stilistico, grafico, della scrittura. Ricco di dialoghi profondi e intelligenti, di pensieri che rimangono dentro a lungo, dopo che hai letto l'ultima pagina, guardato l'ultima fotografia. E' un libro che a fine lettura ti lascia lì senza fiato con la voglia di rileggerlo di nuovo.
Oskar è un bambino intelligente con la saggezza di un adulto, un inventore dalle scarpe pesanti, estremamente sensibile, un bambino che deve elaborare qualcosa che è più grande di lui, il suo papà è morto nell'attentato dell'11 settembre. Era in una delle Torri Gemelle, trasformate in briciole di tempo in prigioni di vetro e fiamme.
L'inquilino è un uomo anziano, non parla, ha perso le parole una alla volta, si sono sfilate via come perle di una collana, smarrite in un labirinto di dolore e vita impossibile da vivere per paura, perché a volte "la vita è più spaventosa della morte". E' sopravvissuto a un incubo, al bombardamento su Dresda durante la seconda guerra mondiale, che gli ha portato via tutto quello che aveva di più caro al mondo. Le parole si sono fatte silenzio, l'ultima a volare via è stata "io".
Un bambino e un uomo anziano che hanno visto ascoltato respirato vissuto l'atrocità della guerra e della violenza.
1945-2001.
Bombe sganciate da aerei che diventano lampi di colore, rosso giallo viola, aerei che si schiantano contro due grattacieli e in questo inferno ci sono uomini che soccombono e uomini che sopravvivono e devono fare i conti con le macerie che restano per strada e dentro di sè.
Oskar vuole trovare la serratura che corrisponde a quella chiave misteriosa scovata per caso nel ripostiglio di casa, cerca le tracce di suo padre in una città immensa, perché attraverso questa ricerca apparentemente assurda può restargli vicino ancora un po'. L'inquilino cerca di riannodare i fili della propria vita interrotta, di ritrovare ciò che ha scelto di perdere molti anni prima, di comunicare con un figlio che non ha mai conosciuto.
Questo libro parla di dolore, perdita, assenza, elaborazione lenta e faticosa del lutto, di come può essere difficile se non impossibile, sopravvivere a tutto questo e continuare a vivere, di come ci si può sentire soli e smarriti con la propria infelicità in una città gigantesca. Di come siano importanti gli altri, persone che incroci per sbaglio per strada, con le loro storie che si intrecciano alla tua. Uomini che condividono quella stessa solitudine, quel vuoto, quel dolore, uguale e diverso. E di due donne, una giovane madre e una nonna, che dovranno fare i conti anche loro con l'assenza e la perdita.
Tutti hanno perso qualcosa, sono alla ricerca di qualcosa, tutti dovranno imparare a convivere con il proprio dolore.
Questo libro è una fotografia in bianco e nero con lampi di luce dell'uomo, di chi resta e di chi cade nel vuoto o forse si sta alzando verso il cielo, del passato e del presente, delle cose terribili fatte dall'uomo, delle cose belle piene di speranza, abbracci, famiglia, ascolto, presenza, che ci rendono umani e ci avvicinano agli altri, alleggerendoci le scarpe.
La sofferenza, la rabbia, il lutto, i frammenti di felicità, il male che ha l'uomo come artefice e vittima, quello che proviamo e speriamo, la paura, le lacrime, le invenzioni , le lettere, le parole che non riusciamo a dire, quello che non conosciamo, la memoria, l'ultima volta che non sappiamo sarà l'ultima volta, i ti voglio bene mai detti, i ricordi di quando eravamo bambini, i legami di sangue, le persone che incontri per caso lungo il cammino, i destini che si incrociano per pochi attimi, la vita complicata, semplice, possibile, impossibile, l'universo, chi resta e chi va via, quel vuoto dentro che non si colmerà mai del tutto, chi ci mancherà sempre, l'umanità intera che soffre, ama, vive.
Molto forte, incredibilmente vicino a tutti noi.

"A noi servono tasche molto più grandi, servono tasche enormi, tasche abbastanza grandi per le nostre famiglie, e per i nostri amici, e anche per le persone che non sono nelle nostre liste, gente che non abbiamo mai conosciuto ma vogliamo proteggere. Servono tasche per i distretti e le città, una tasca che possa contenere l'universo.
Però sapevo che non possono esistere tasche così grandi, e che alla fine tutti perdiamo tutti. Non c'era un'invenzione che potesse risolvere questo problema e così, quella notte, mi sono sentito come la tartaruga che sostiene tutte le cose dell'universo."

"Qualche volta sono schiacciato sotto il peso di tutte le vite che non sto vivendo."

"Da bambina la mia vita era una musica che suonava sempre più forte. Tutto mi emozionava. Un cane che seguiva uno sconosciuto. Era una sensazione così intensa. Un calendario aperto sul mese sbagliato. Avrei potuto piangerci sopra. E piangevo. Quando finiva il fumo di un camino. Il modo in cui una bottiglia rovesciata si appoggiava sull'orlo della tavola.
Ho passato la mia vita imparando a sentire di meno.
Sento di meno ogni giorno."

"Guardami" e ho cercato, ma non potevo, mi ha detto : "Guardami, o lasciami. Ma non restare, se guardi qualunque altra cosa."

"Tutti andavano o venivano.
La gente in tutto il mondo si spostava da un luogo all'altro.
Nessuno restava.
Ho detto: E se restassimo? [...]
Non andare e venire.
Non qualcosa o niente.
Non sì o no."

"Tutto quello che è nato deve morire, e questo significa che le nostre vite sono come i grattacieli. Il fumo sale a velocità diverse, ma le vite sono tutte in fiamme, e tutti siamo in trappola."

"A me piace vedere le persone riunite, forse è sciocco, ma che dire, mi piace vedere la gente che si corre incontro, mi piacciono i baci e i pianti, amo l'impazienza, le storie che la bocca non riesce a raccontare abbastanza in fretta, le orecchie che non sono abbastanza grandi, gli occhi che non abbracciano tutto il cambiamento, mi piacciono gli abbracci, la ricomposizione, la fine della mancanza di qualcuno."

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