lunedì 11 maggio 2020

Questa è l'acqua

Questa è l'acqua, David Foster Wallace
Il libro racchiude cinque racconti pubblicati su varie riviste tra il 1984 e il 1991 e la trascrizione del celebre discorso tenuto dallo scrittore ai laureandi del Kenyon College nel maggio 2005, che dà il titolo all'intera raccolta.
Solomon Silverfish avvocato competente, uomo collerico, impulsivo, buffo, dalle braccia come mulini a vento, profondamente e irrimediabilmente innamorato della moglie gravemente malata, disposto a tutto per lei.
E poi i suoi assurdi cognati, un cliente molto particolare e stralunato, la dolce e innamorata Sophie e quel sogno psichedelico e allucinato tra un cielo rosso sangue e un ballo forsennato, delirante, liberatorio.
Un racconto ironico, grottesco, brillante, spietato, commovente.
L'amore assoluto, le bugie che ci raccontiamo per sopravvivere, per non ferire l'altro.
Una scrittura pirotecnica che racconta l'amore profondo, tenero, disperato e anche la malattia "una cosa che hai, non una cosa che sei", un treno lanciato a folle velocità su un binario oscuro, ma la vera Sophie è altro, è la sua vita, il suo amore.
Altra matematica
Un racconto brevissimo, quattro pagine di strambo dialogo tra nonno e nipote che in qualche modo parlano d'amore.
Il pianeta Trillafon in relazione alla Cosa Brutta
Un ragazzo ha abbandonato la terra perché ultimamente non se la cavava troppo bene laggiù, tutta colpa della Cosa Brutta, la depressione, la campana di vetro con le sue deliranti distorsioni, come stare sott'acqua a corto di ossigeno, un soffocante muro d'acqua, e poi nausea costante e lacrime, feroce silenzio e solitudine, i pensieri incessanti e ossessivi che ti torturano la mente, un'etichetta fastidiosa o una cicatrice sulla guancia.
Il pianeta Trillafon è un pianeta lontano, lontanissimo, sonnolento, sfavillante, un po' inclinato sull'asse, elettrico, qui tutto giunge ovattato e lontano, filtrato da un altoparlante distante chilometri, una tregua precaria e momentanea dalla Cosa Brutta.
Una scrittura diretta, scorrevole, nitida, il primo racconto pubblicato da Wallace, senza quegli artifici stilistici, quei voli in picchiata, quegli avvitamenti folli di parole che caratterizzeranno le sue opere successive.
Crollo del '69
Un personaggio singolare con il dono di predire sempre il contrario di quello che accadrà, una rapida e insolita incursione nel mondo dell'economia e della finanza, un racconto che non mi ha colpito, né mi è piaciuto particolarmente.
Ordine e fluttuazione a Northampton
Barry Dingle, un uomo strambo, occhialuto, bizzarro, davvero singolare, sandali ai piedi e poncho d'ordinanza, innamorato pazzamente di una donna che non può avere, Myrnaloy Trask "donna politicamente corretta, attivista nelle relative cause, sciatta ma non priva di sensualità, indossatrice indefessa di gonnelloni lisi e calzettoni di lana, sessualmente problematica, con trascorsi sessuali ambigui."
Il suo amore tirannico lo spinge a prendere l'iniziativa e a inventarsi qualcosa per conquistarla.
In assoluto il racconto più folle e divertente tra (dis)ordine, fluttuazione, cagnolini vivaci (!) e incontinenti.
Chiude la raccolta il discorso tenuto dallo scrittore ai laureandi del Kenyon College.
Un'acuta disamina sul valore della cultura umanistica e su quella realtà "così nascosta in bella vista sotto gli occhi di tutti" che spesso ci sfugge.
Scegliere di guardare le cose in modo diverso, da una prospettiva diversa, con un minimo di consapevolezza critica, decidere cosa importa e cosa no, tenendo a freno la propria modalità predefinita egocentrica.
Imparare a pensare, vivendo in modo consapevole e adulto, con impegno, attenzione, disciplina, tenendo all'altro, lontano dai falsi miti e dalle sirene del potere, del successo, del denaro, è questa la vera libertà, "la verità sfrondata da un mucchio di cazzate retoriche", un'avventura lunga una vita intera, un'impresa difficile, una sfida forse (im)possibile.
***
"Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: Salve, ragazzi. Com'è l'acqua? I due pesci giovani nuotano un altro po', poi uno guarda l'altro e fa: Che cavolo è l'acqua? (...)
Non temete: non sono qui nella veste del pesce più anziano e saggio che spiega cos'è l'acqua ai pesci più giovani. Non sono io l'anziano pesce saggio. Il succo della storiella dei pesci è semplicemente che le realtà più ovvie, onnipresenti e importanti sono spesso le più difficili da capire e da discutere.
(...) Imparare a pensare di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo su come e su cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all'esperienza. Il valore reale e schietto della vostra cultura umanistica dovrebbe essere proprio questo: impedirvi di trascorrere la vostra comoda, agiata, rispettabile vita da adulti come morti, inconsapevoli, schiavi della vostra testa e della vostra naturale modalità predefinita che vi impone una solitudine unica, completa e imperiale giorno dopo giorno.
(...) Il genere di libertà davvero importante richiede attenzione, consapevolezza, disciplina, impegno e la capacità di tenere davvero agli altri e di sacrificarsi costantemente per loro, in una miriade di piccoli modi che non hanno niente a che vedere col sesso, ogni santo giorno. Questa è la vera libertà. Questo è imparare a pensare. L'alternativa è l'inconsapevolezza, la modalità predefinita, la corsa sfrenata al successo: essere continuamente divorati dalla sensazione di aver avuto e perso qualcosa di infinito.
So che questa roba forse non vi sembrerà divertente, leggera o altamente ispirata come invece dovrebbe essere nella sostanza un discorso per il conferimento delle lauree. Per come la vedo io è la verità sfrondata da un mucchio di cazzate retoriche.
Qui la morale, la religione, il dogma o le grandi domande stravaganti sulla vita dopo la morte non c'entrano. La Verità con la V maiuscola riguarda la vita prima della morte. Riguarda il fatto di toccare i trenta, magari i cinquanta, senza il desiderio di spararsi un colpo in testa. Riguarda il valore vero della cultura, dove voti e titoli di studio non c'entrano, c'entra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è così reale e essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi: "Questa è l'acqua, questa è l'acqua; dietro questi eschimesi c'è molto più di quello che sembra."
Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile. E questo dimostra la verità di un altro cliché: la vostra cultura è realmente il lavoro di una vita, e comincia... adesso. Augurarvi buona fortuna sarebbe troppo poco."


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