venerdì 27 aprile 2018

Stramonio

Stramonio, Ugo Riccarelli
"I Cieli non sono umani e la vita sopra di te e sotto di te neppure."
Dal davanzale di una finestra lassù in alto un giovane uomo racconta la sua storia a due ignari piccioni. Parte dall'inizio narrando con semplicità e chiarezza la sua vita ingenua e priva di clamore, vissuta in punta di piedi, fatta di cose semplici, l'amore per i libri, preziosi amici silenziosi e per lo scrittore cecoslovacco Hrabal, gli affetti più intimi e autentici. Dall'esame di maturità in una calda giornata di luglio fino all'ingresso nella vita adulta segnata da abbandoni e delusioni, che ti sprofondano in un acquario dove la voce del mondo arriva attutita. La prima ragazza che gli fa battere il cuore, uno zio malinconico che non lo abbandona nei momenti bui, le incertezze e le paure di chi si affaccia timidamente alla vita. Paolino uno scricciolo di un metro e quaranta decide di non arrendersi e non perdere il sorriso, vuole diventare un uomo lavorando sodo e ascoltando la voce del mondo. Accetta un lavoro rifiutato da tutti, quello dello spazzino e lì conoscerà i suoi colleghi e amici, tutti con soprannomi buffi, Notte, Elvis, Nanna, l'amore Nova, il suo capo e maestro il signor Lupo, un uomo forte e robusto, un burbero dal cuore puro con un forte senso della giustizia, deciso a combattere contro il marciume che sporca e distrugge non soltanto le strade cittadine ma anche il cuore della città. Sotto la sua guida attenta Stramonio, questo il suo nuovo nome da adulto, imparerà i segreti del mestiere ma anche a riconoscere la sporcizia nascosta negli ambienti più insospettabili, che con il suo tanfo danneggia e minaccia l'esistenza stessa dell'uomo. Una guerra contro i mulini a vento che i due protagonisti combatteranno con coraggio e senza paura. 
Stramonio una pianta velenosa dagli effetti allucinogeni ma anche terapeutici, una pianta cresciuta sulle rovine e nei crepacci, ma anche un giovane uomo idealista e puro, che ama i libri e la poesia e vuole ripulire il mondo dalla sporcizia che lo inquina, che non è soltanto nei cassonetti dei rifiuti o sulle strade ma è soprattutto nel cuore dell'uomo e si chiama prepotenza, pregiudizio, violenza, strapotere, corruzione. Dal sottosuolo abitato dai topi fino ai piani alti del potere, corrotti e marci che dietro l'apparente pulizia nascondono il loro insopportabile fetore.
Un libro scritto con ironia e leggerezza, che offre numerosi spunti di riflessione, a suo modo tenero e commovente, che oscilla tra utopia e disincanto.
Come si può sopravvivere all'immondizia che ci circonda, al vuoto che ci portiamo dentro, ai rifiuti che ci lasciamo dietro e rischiano di soffocarci? Provando a inseguire i nostri desideri almeno una volta, con l'amore per i libri e per la poesia, per chi ci fa battere il cuore e colma il nostro vuoto con la sua risata e presenza, con la voglia e il coraggio di combattere anche le battaglie più ardue e disperate, senza arrendersi alla disillusione, al potere corrotto e alla violenza, mantenendo uno sguardo limpido sul mondo e riuscire finalmente a sentire l'odore dell'uomo che "non sarà una gran bella cosa ma è l'odore nostro, senza scusanti e senza trucchi, senza aggiunte e conservanti", fatto di sudore, fatica, lacrime, desideri, sogni infranti, sofferenza e speranza.
 
"Quando arrivai davanti al signor Lupo vidi che teneva tra le dita una piantina, con le foglie appuntite e i fiorellini bianchi. Vedi disse questo è lo stramonio. Cresce vicino ai ruderi e ai rifiuti, perché è la pianta dell’abbandono. Può essere un buon medicinale, ma anche un tremendo veleno, e io mi abbassai per vedere meglio. Sembra innocua e gentile, ma quello che ha dentro può scatenare una burrasca. Poi si levò diritto e, una volta in piedi, mi mise la mano sulla testa e lasciò andare la sua risata. 
Matto di uno Stramonio, mi disse, ecco il tuo nome da uomo".
" E fu qui che il signor Lupo si arrabbiò davvero perché ricominciò a menare colpi sulla manopola come un matto e mentre il cassonetto andava su e giù, gemeva e dondolava, lui prese ad urlare ancora più forte: Ma una speranza, porco di un mondo cane, la posso avere almeno una speranza? Persino il tuo Hrabal dice che si vive per questo, persino il tuo Hrabal cecoslovacco parla di volontà, di anelito e di speranza e io voglio e spero e bramo di vedere almeno uno dei responsabili della sporcizia schifosa del mondo finirci dentro, uno solo, porca miseria ladra zozza, e urlando abbassava e alzava la leva della macchina in continuazione. Persino il tuo Hrabal lo dice: "Vogliate e sperate," mentre per i colpi il cassonetto era ormai mezzo scivolato dalla presa e, incastrato tra la ganascia e lo sportello, strideva e sbatteva penosamente, e allora finché non vedrò un general manager, finché non vedrò un industriale globale, o un ministro della rivoluzione, o un direttore di palinsesti, o anche soltanto uno dei papaveri che si stanno mangiando i soldi di quel torracchione di inceneritore, almeno fino allora io mi dichiarerò insoddisfatto. Ora ti è chiaro il concetto?"
"Non te la prendere troppo, mi diceva abbordando le curve, il cammino dell'uomo è lungo e pieno di difficoltà, e ogni sconfitta è un passo verso la conoscenza, mio caro, e intanto accelerava e frenava rasentando i muri delle case. E' tutta brava gente, tutte brave persone pronte a lottare per difendere i loro ottanta metri calpestabili di mutuo concordato, diceva indicando i palazzi, tutte decise a scendere in piazza per ottenere la perfetta ricezione dei programmi televisivi, per impedire l'avanzata dello straniero predatore di lavori a ore, assolutamente convinte a conquistare un metro di parcheggio per la loro auto catalitica, e disposte a tutto pur di mantenere pulita la città da qualsiasi tipo di fetenzia, a patto che siano altri a farlo e lontano dai loro occhi e dai loro nasi, diceva il signor Lupo mentre la sua risata si alzava a coprire il fracasso dello scooter. "
"Allora, come si usa alla fine del pezzo di tempo che noi, in questa parte di mondo, chiamiamo anno, io voglio augurarmi che il vostro futuro sia bello, felice, tranquillo e anche ricco, ma non per le cose che riuscirete ad avere grazie ai vostri sudati stipendi, non per quello che butterete dopo aver mangiato e bevuto, ma perché il Pozzo alle Catene esploda e cessi quel fumo, perché il torracchione scompaia e ci lasci finalmente vedere l'orizzonte, con la città in fondo, con le case piene di gente, con le albe e i tramonti come si comanda e allora tutti quanti voi, anche tu Stramonio stai tranquillo, seduti sul muretto al Belvedere possiate avere le mani libere dagli imballaggi e finalmente sentire l'odore dell'uomo, che non sarà una gran bella cosa però è l'odore nostro. Senza scusanti e senza trucchi, senza aggiunte e conservanti. Questo auguro a tutti voi. Buon tempo a tutti..."

 

 

 



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